Dalla puntata del 10 aprile 2022 di Vita nei Campi, di Rai Radio 1 del
Nuovo regolamento europeo del Bio
Dalla puntata del 2 gennaio 2022 di Vita nei Campi, di Rai Radio 1 del Friuli Venezia Giulia, l’intervento di Cristina Micheloni. Qui puoi sentire l’intera puntata del programma.
Dopo lunghi dibattiti e una sospensione dovuta al COVID, ieri è entrato in vigore il nuovo regolamento europeo sull’agricoltura biologica. Esso sostituisce completamente quello precedente. Tanto per avere dei punti di riferimento: il vecchio regolamento era l’834 del 2007, quello nuovo è il numero 848 del 2018.
Si tratta di aggiornamenti più formali che sostanziali, ma questa migrazione al nuovo quadro era necessaria per permetterne le successive evoluzioni ed aggiornamenti… almeno speriamo che sia così, perchè un settore dinamico come quello biologico è da un po’ che morde il freno e chiede ai legislatori di tenere il passo, assolutamente non nel senso di allargare le maglie ma di considerare le conoscenze che diventano disponibili e, soprattutto, armonizzare le regole del bio con tutte le altre che comunque un agricoltore deve rispettare, come quelle sui prodotti per la difesa, o per i fertilizzanti o per la salute degli animali che alleva.
Detto ciò, alcune novità importanti comunque ci sono:
- la certificazione di gruppo è ora possibile anche per i piccoli agricoltori europei e non solo per i produttori di caffè, te, cacao del Sud del mondo. Le norme applicative sono piuttosto inadatte al momento, nel senso che restringono la possibilità a microaziende e richiedono comunque un sistema interno complesso, però su questo ci si può lavorare ed adattarlo alla nostra realtà montana, ad esempio, oppure ai terreni gestiti da chi agricoltore non è;
- ancor più interessante la possibilità di utilizzare, registrare e commercializzare sementi di materiale eterogeneo. E’ un cambio radicale imposto alla normativa sementiera che offre la possibilità a singoli agricoltori o a gruppi di essi di moltiplicare e selezionare la propria semente di qualunque vegetale, ma le esperienze principali a oggi sono sui cereali come frumento e orzo, sui fagioli e su alcune orticole come il pomodoro, il radicchio e le crucifere, e registrarle nella loro eterogeneità. Insomma si esce dall’ideotipo della “varietà” «distinta» da quelle già figuranti nell’elenco europeo, «omogena» e «stabile» (i cosiddetti criteri DUS, dall’inglese distinctness, uniformity, stability) che erano alla base della registrazione europea. Le varietà tradizionali e le popolazioni locali, infatti, non sono mai omogenee, ma mantengono una parte di eterogeneità per potersi evolvere al cambiamento delle condizioni di coltivazione e climatiche. Questo è un tratto che nel biologico è fondamentale ma anche nell’agricoltura convenzionale potrebbe essere di grande aiuto;
- la possibilità di indicare la provenienza della materia prima nei prodotti trasformati anche a livello di Regione. Quindi, tanto per fare un esempio, se una focaccia contiene almeno il 95% di ingredienti biologici coltivati/allevati in FVG, accanto al logo europeo del bio si potrà riportare la dicitura “agricoltura Friuli Venezia Giulia”. Al momento è l’unica etichettatura davvero verificata sulla provenienza delle materie prime… con buona pace dei sostenitori del km 0 dell’ultimo miglio, ovvero di quelli che si accontentano che la preparazione della focaccia dell’esempio di prima avvenga in regione, ma non si chiedono da dove provenga la farina, il burro e pure lo zucchero.
E prima di augurarvi un sereno anno nuovo, vi segnalo un’altra novità normativa in arrivo, positiva anche questa: a luglio entrerà in vigore il Nuovo Regolamento Europeo Fertilizzanti (Regolamento Ue 2019/1009) che, tra le diverse cose, norma i biostimolanti, costituendone una categoria distinta. Ciò da un lato ne legalizza l’uso e dall’altro ne definisce le caratteristiche minime nonchè le modalità d’uso… evitando così anche la messa in commercio dell’acqua zozza!